Rat race

Running

Wednesday, August 1, 2012

Io sono tarantino

Io sono tarantino. Non lo dico alla Kennedy, per empatia o per opportunità politica.  Io sono proprio nato lì, vissuto lì per 19 anni, ci torno a Natale e qualche giorno in estate perchè il mare è splendido e mia madre, mia sorella e mio fratello vivono, lavorano e crescono i propri figli laggiù. Mio padre lavorava nell'Arsenale della Marina Militare; tutti i miei zii, molti miei cugini, molti amici d'infanzia di mio padre, molti loro figli, lavoravano o lavorano all'ILVA, che per molti di noi è ancora l'Italsider. Io sono nato e cresciuto nel rione Solito-Corvisea, zona est della città, diametralmente opposto rispetto al quartiere Tamburi, quello povero e degli operai, quello che si affaccia sul porto, stretto alle spalle dalle colline artificiali, pieno un tempo di fabbrichette artigianali intorno alla stazione ferroviaria. Mia moglie è nata lì. Ci è vissuta sino ai 5 anni, poi anche lei si è spostata a est, lontano dalla fabbrica, quella che ha fatto diventare ricchi molti piccoli imprenditori, qualche mafiosetto, quella che ha reso moderna la mia città. Basta fare gli emigranti o andare in marina (che in fondo è la stessa cosa...) vieni a lavorare all'Italsider!!! Negli anni settanta e per buona parte degli anni ottanta lavorare all'Italsider era una vera fortuna, potevi facilmente comprare casa, guadagnavi molto più degli altri lavoratori, avevi un quartiere moderno a disposizione per crescere i tuoi figli nel verde (PAOLO IV, in onore del Papa in visita), il futuro era radioso, finalmente, vacca ladra della fortuna, finalmente ti sei fermata in riva allo Ionio! Tutti erano orgogliosi della lava creata negli altiforni e dell'acciaio migliore del mondo! Per trent'anni nella mia città ci sono state solo acciaio e  chiacchiere. Molte chiacchiere, come adesso.
Poi sono cominciati i guai, la vendita o meglio la svendita dell'Italsider, è finita la pacchia e le rughe della sposa d'acciaio sono diventate sempre più evidenti, nello stillicidio di incidenti e morti (che ci sono sempre stati, ma nessuno se ne accorgeva), licenziamenti, mobbing, cassa integrazione etc etc. Intorno però non cresceva nient'altro solo chiacchiere ipnotiche e soporifere. Chiacchiere e occhi chiusi. Anche io ho sempre visto la polvere rossa sulle strade, anche io sapevo della diossina e dei metalli pesanti, ma ho chiuso gli occhi. Vivevo ormai da un'altra parte. Pensavo" Effetti collaterali, non ci si può fare nulla. E se la fabbrica chiude questi dove vanno a lavorare? Come vivono?"
 E tutti ora si battono il petto, anche quelli che non hanno mosso un dito e hanno fatto solo chiacchiere (volevo scrivere "anche quelli che non hanno fatto un cazzo e sono stati a guardare", poi ci ho ripensato).
Adesso chi paga? I Riva e lo Stato. Bisogna cercare di mettere a posto quello che si può, ma noi tarantini dove eravamo? Sotto ricatto forse, o muori prima o poi o lavori adesso, ma non è solo questo. Voglio essere onesto sino in fondo.
I tarantini e Taranto hanno molti difetti, troppi, e io sono tarantino. I tarantini sono stati degli stupidi caproni.  Loro e i loro sindacati. Bisognava capire che era ora di fare altro e meglio, bisognava staccarsi pian piano da quella mammella avvelenata. Lo sapevano tutti, ma si è preferito chiudere gli occhi e respirare a pieni polmoni. Non c'era alternativa e quelli che hanno governato la mia città se ne sono bellamente fottuti di costruire un futuro diverso o di cambiare qualcosa, di difendere la mia gente, anzi alleati con i mafiosi locali hanno conservato lo status quo, consegnando i nostri figli nelle mani di chi , come imprenditore, conta i soldi non le anime. Il ministro dell'Ambiente mi sembra persona seria, ma Taranto e il sud in genere hanno bisogno d'altro. Ha bisogna dei meridionali. Guardando uno dei vari servizi da Taranto nei giorni scorsi ho pianto. Tranquilli, non mi ha visto nessuno. Erano lacrime fredde, già viste, lacrime abituali di chi vede la propria terra e i suoi fratelli attraversare l'ennessima sofferenza. Io sto con gli operai, io sto con i magistrati, io sto con gli ambientalisti, io sto con i tarantini. Ma quando smetteremo di far scrivere la nostra vita dagli altri e ringraziare per ogni biscotto per cani che ci lanciano? La fabbrica deve restare aperta ed essere resa meno inquinante, ma bisogna pensare ed agire per un futuro prossimo. Ci sono altre fabbriche li intorno, c'è una raffineria. C'è tutto un futuro da inventare.
Mia madre vive a Talsano ora, ancora più ad est. Quando le telefono capita che mi dica "ho pulito i balconi, sai...è arrivato il fumo dell'Italsider sino qui..."
Buona fortuna Taranto.

1 comment:

  1. Un "pasticciaccio brutto" davvero e tu hai ragione, perché solo adesso si parla di polveri e diossina? Tutti sapevano, certo, ma le responsabilità non sono ugualmente condivisibili,insomma, spesso si accetta un lavoro perché non c'e' altra scelta...i sindacati si, dovevano vigilare, non sono forse loro gli intermediari che dialogano con la politica in difesa dei lavoratori? Non avrebbero potuto prevedere e prevenire lo stato d'emergenza attuale?
    I dirigenti dell'Ilva dichiarano che gli impianti hanno sempre funzionato a norma di legge: immagino che dal punto di vista giuridico sia un'affermazione importante, dal punto di vista dei cittadini malati credo che queste parole aggravino solo il senso di rabbia e impotenza.

    ReplyDelete