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Thursday, October 21, 2010

Poche affezionate righe dal Nord (1)

Ieri sera mi sono divertito molto con il film "Benvenuti al Sud" con Claudio Bisio. E allora faccio outing o quello che è: oui, je suis du sud, sono meridionale anche se vivo da 23 anni prima al Centro-Nord e poi al Nord. Molti stereotipi che ho visto narrati nel film mi sono familiari (da entrambe le parti) cosi come  mi è anche familiare (per fortuna) l'amicizia  profonda che si instaura tra persone di radici diversissime, ma che sanno aprire cuore e cervello (e stomaco too). Qualche anno fa ho scritto brevi articoli, in realtà lettere, per un giornale locale della mia città natale, per far conoscere alcune esperienze di vita del NORD ai terruncielli. Ne sono venuti fuori degli schizzi semiseri che vi propongo. Spero vi possano piacere.


Strisce pedonali mutanti.
Devo arrivare in tempo per riprendere mia figlia da casa della tata. Come sempre sono in ritardo. Minuti di ritardo uguale soldi in più da pagare. Accelero. Poi mi suona il cellulare. Che è nella borsa da lavoro e non in tasca come di solito. Cerco un posto per accostare. Non crediate che lo faccia per la sicurezza. Ho il bluetooth, ma non lo uso mai. Vi dirò di più,  mi autodenuncio, parlo al cellulare mentre guido, come l’80% di quelli che conosco, e non sono meridionali anarchici ed incivili come me. Il problema è che non posso raggiungere la borsa guidando, questione di geometria euclidea. Spazio libero vicino all’ospedale, accosto in scioltezza,  quattro frecce e via alla ricerca del sacro cell. Trovato!  Pigio un tasto qualsiasi per rispondere e…qualcuno batte violentemente sul finestrino dal lato passeggero, quello verso il marciapiede. Le coronarie sono in ottima salute e quindi ho solo il tempo per cominciare ad arrabbiarmi. Un signore intorno alla settantina con panama bianco e bastone si agita muto. Almeno io non sento cosa dice, so solo che minaccia di colpire la mia auto col bastone e non mi piace. Leggo dalle sue labbra la parola “strisce”.  Mi dimentico del cellulare e come ogni maschio italico spengo il motore e scendo inferocito dall’auto. Il vecchietto ora ha il sonoro, un sonoro calabrese aspirato e agitandosi al limite dell’ictus mi urla: “Non si parcheggggia sulle strisceee!!!” “Ma che strisce?!” penso. Poi guardo per terra e il baratro del peccato mi si spalanca sotto i piedi: si, mea culpa, ho parcheggiato sulle strisce per qualche secondo, giuro, non lo farò mai più! Cerco di spiegare il dramma interiore che vivo, ma il vecchietto riparte sempre più agitato “Non si parcheggggia sulle strisceee!!!”. Delle persone rallentano il passo incuriosite. Comincio a sentirmi in imbarazzo, anche se ho l’aria della persona per bene, rasato e in giacca e cravatta, mi guardano come se fossi un punk-rom-accattone-extracomunitario-drogato. E reagisco alzando la voce: “E allora…la finiamo?  E che modi … Esagerato…un attimo e vado via!!!”. Un vero signore. Il vecchietto inforca gli occhiali e ricomincia “Non si parcheggggia sulle strisceee!!!” e aggiunge estraendo il suo cellulare “ora chiamo i carabinieri…”. Da vero signore gli ho detto cosa potesse farne del cellulare che aveva in mano e sono risalito in auto andando via. Il mio cellulare invece parlava con accento siculo. La tata era in linea “Prrrooontooo! Prrrooontoooo!” Dimmi Rosetta, che c’è? ”A casa sono con la bambina…”. Meno male, tanto casino per niente. Much ado about nothing. Tolgo le quattro frecce e ripenso al vecchio calabrese in panama. Ma che voleva? Perché proprio a me? Un uomo cresciuto come me nel Sud pirata ha reagito cosi ad un parcheggio brevissimo sulle strisce pedonali. Perché? La sua indolenza, il suo lasciar fare, lasciar vivere meridionale si è trasformato in un rabbioso e grottesco rispetto talebano delle regole. Non si parcheggia sulle strisce, ma quella telefonata poteva essere la più importante della mia vita. In quel vecchio emigrante era cambiato, mutato invece il senso delle cose. “Non si parcheggggia sulle strisceee!!!”. La regola è più importante della persona. Da noi laggiù la persona è più importante perché le regole sono accessorie. Diventerò cosi anche io tra 30 anni? Intollerante? Possibile che non esista una via di mezzo, un compromesso, una tregua tra persone e regole? Intanto ricordate:“Non si parcheggggia sulle strisceee!!!”.

5 comments:

  1. Argomento complesso. Io sono del sud ed ho vissuto al nord. Poi sono tornata. Questo fa di me un'apolide. Non appartengo più a nessun posto. Sono troppo rispettosa delle cose comuni, per essere una meridionale e troppo tollerante per essere una settentrionale. Mi illudo di aver preso la parte migliore di entrambe le culture. Ma questo, chiaramente, fa di me una "disadattata". Ho visto anche io Benvenuti al Sud e mi sono molto divertita, anche se è triste sapere quanta ignoranza separa il nostro popolo. Saluti.

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  2. Sono ottimista nonostante tutto. L'ignoranza è una malattia spesso mortale, ma da cui si può guarire. In fondo anche le nostre storie, il nostro incontrarsi nel web è una picola terapia a dosi magari omeopatiche, ma pur sempre una terapia.
    Una salutone
    B

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  3. Credo che per avvicinarsi sarebbe utile istituire una sorta di servizio civile o di scambio au par: un anno al nord per un meridionale ed un anno al sud per un settentrionale.
    L'istruzione che, per usare un eufemismo, nel nostro paese è carente non aiuta minimamente ad accorciare le distanze. I mezzi di comunicazione di massa, se possibile, le allungano ancora di più. Si va avanti a stereotipi. Ad esempio, quando accade qualcosa al sud, i cronisti mandano in onda soltanto interviste di persone che non sanno mettere in fila nemmeno due parole d'italiano. Perchè oltre a fare notizia, fanno anche folklore. Tristezza.

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  4. Grande idea Katiaqu, un tempo per i maschietti c'era il servizio militare, la leva con tutte le limitazioni e le brutture, ma lameno mettevi il naso fuori dal paesino della bassa o dell'aspromonte. Ora si gira all'estero, alle mauritius e non si sa dove sia Enna o Bergamo.
    Ciao
    B

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  5. Qualche sera fa guardavo L'infedele. Pare che fra analfabeti e poco istruiti (e poco informati), si giunga abbondantemente al 70% degli italiani. Mutatis mutandis, alla fine non è cambiato nulla. L'ignoranza è mutata nella forma e nei colori, ma sempre ignoranza resta.
    Ciao K.

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