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Wednesday, February 16, 2011

Libeccio (XI)

La stanza è un lunghissimo corridoio, largo una decina di metri e lungo forse un centinaio, illuminato da file di neon e colmo di scaffali.
Gli scaffali sono allineati lungo le pareti bianche e al centro della stanza. Alcuni sono in metallo, molti in legno, faggio o abete, pochissimi in plastica dai colori brillanti, rosso-lacca, blu-elettrico, verde-mela. E tutti, tutti gli scaffali sono piegati sotto il peso di libri. Migliaia e migliaia di libri, tutti con le copertine dai colori pastello. Alcuni con copertine bianche. L’odore di carta e di inchiostro occupa ogni metro cubo di aria. La pistola diviene sempre più pesante nella mano del poliziotto e il suo braccio decide di riposarsi allungandosi lungo il fianco dell’uomo.
“Giorgio…mettimi giù…”Silvana ha riaperto gli occhi .”E’ bellissimo Giorgio, è bellissimo…Marta che bello!”
Silvana si avvicina ad uno scaffale ed accarezza il dorso dei libri riempiendosi gli occhi di tutto quel colore. Chiude gli occhi ascoltando per un attimo eterno tutte le parole d’inchiostro accatastate in quell’ultimo rifugio.
Anni prima, molti anni prima i libri di carta erano stati sostituiti dai libri elettronici. In poco tempo non si era stampato più nulla, tanto era possibile avere una intera biblioteca in un piccolo aggeggio di poche decine di grammi. Poi era stato vietata, per motivi ecologici, la stampa di qualsiasi libro o rivista, anche se come sempre libri di contrabbando o rari venivano stampati ancora in Cina o in Corea del Nord per essere venduti a prezzi folli a collezionisti che avevano bisogno di sublimare pulsioni varie collezionando ciò che è proibito. Intanto i libri venivano bruciati nei camini o nelle caldaie condominiali visto la loro inutilità e il prezzo sempre più elevato dei combustibili. Qualche maître à penser cerebralmente morto sfrutto ogni residua energia per  indire le “feste del progresso”, riti semi-pagani in cui si bruciavano libri in riva al mare.
Poi era accaduto quello che uno sparuto gruppo di pericolosi pensatori aveva previsto. Alcuni virus elettronici avevano cominciato a diffondersi come un incendio attraverso la rete Internet e avevano distrutto selettivamente intere biblioteche elettroniche. Gli ultimi libri rimasti erano stati messi sottochiave. All’inizio il problema era stato sottovalutato, intenzionalmente forse.  Gli antivirus che erano stati progettati avevano poi alcuni difetti, come quello di cambiare interi paragrafi, cancellare alcune parole e sostituirle con altre, cambiare il senso di interi capitoli, riscrivere storie.  Un vecchio scrittore di libri gialli denunciò il complotto di alcuni governi per “ controllare la stampa, i libri e le idee e quindi gli uomini”. Morì d’infarto la notte successiva. Alcuni intellettuali crearono il movimento ”1984”, seguirono proteste di piazza, cariche della polizia e morti. Alcuni giovani furiosi cominciarono ad assaltare gli uffici postali e le banche per finanziare la stampa clandestina di libri, classici e nuovi. Erano rapine lampo e mai violente, sino a quando, dopo una rapina, una vecchietta fini sotto un’auto in fuga, in una cittadina della Francia.  La risposta della Commissione Europea fu violenta: leggi speciali, sospensione delle garanzie sulla libertà personale, caccia all’uomo. Il movimento 1984 sembrò scomparire dalla faccia della Terra, in realtà si era nascosto tra le pieghe della vita quotidiana mentre nuovi libri elettronici venivano pubblicati, mentre grandi classici venivano o dimenticati o pubblicati in versioni “aggiornate al gusto del pubblico moderno”.
Intanto, durante alcune perquisizioni libri appena stampati venivano trovati in cantine o solai, nei portabagagli di auto sportive o di utilitarie con motori a GPL. Ogni anno però se ne sequestravano sempre meno: la guerra stava per essere vinta definitivamente. Per stampare libri servivano soldi e coperture ed entrambi ormai erano introvabili per quelli del gruppo 1984, decimati da agguati e tradimenti. Ora il commissario Montroni era nell’ultimo deposito italiano, uno degli ultimi in Europa. La pistola nelle sue mani sembrava inutile ormai, aveva vinto, avevano vinto. Allora perché quel nodo allo stomaco? Solo stanchezza e tensione e tutto il resto che non si può tenere a bada. Vero?
Improvvisamente il suo istinto percepisce qualcosa alle sue spalle e voltarsi è questione di una frazione di secondo. Sull’uscio appare una immagine incoerente per quel posto: una donna con una borsa della spesa e un bambino di un paio di anni in braccio. “Buongiorno a tutti!”

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