Battere su tasti neri ingentiliti da caratteri bianchi non so se si possa definire “scrivere”.
Non ci son linee e curve che denuncino i tuoi pensieri segreti e i tuoi vizi evidenti, solo lettere tutte uguali equidistanti ed ortostatiche. Non ci sono inclinazioni che indichino quanto ami sdraiarti su un divano nei pomeriggi di pioggia di Novembre. Ci sono solo lettere e parole a cui è difficile affezionarsi , cosa ci puoi fare?
Certo la tua penna non ti dice che hai appena scritto poco più di trecentocinquanta caratteri. E’ un bel vantaggio, ma una volta (oh, nostalgia) si contavano le pagine a decine, e io devo essere vecchio per ricordarmene. Si , sono vecchio e come tutti i vecchi penso in retromarcia. Sfortunatamente i pneumatici della mia memoria hanno il battistrada liscio e allora per non finire fuori strada scrivo, anche al computer, non importa se nessuno vedrà mai le cancellature dei miei errori, le revisioni in corso d’opera, nessuno conoscerà mai le scie disegnate dalle mie virate ne vedrà le macerie di vecchie idee nascoste da scarabocchi. Comunque scrivo, non siete d’accordo? Scrivo per un vecchio amico che non c’è più. No, non è passato come si dice “a miglior vita”, ha soltanto fatto perdere le sue tracce in questo mondo che per quanto si faccia resta sempre immenso perché abitato all’inverosimile da persone anonime tra cui è facile mimetizzarsi.
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