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Tuesday, January 11, 2011

Libeccio (II)

Il lungo corridoio bianco marmo al primo piano del Tribunale odora di disinfettante e di silenzio. Rettangoli di luce si tuffano dalle finestre alte e strette sul pavimento chiaro appena lavato. Nessuna impronta li macchia. Sulla quarta porta a sinistra la targhetta recita “Ufficio R.C.”. L’avvocato si sforza di bussare con decisione, ma educatamente. Nessuno risponde. Poi la porta si apre all’improvviso e un uomo minuto con grandi occhiali spessi esce abbracciato ad un paio di faldoni grigi “Pardon, avvocato…” E’ un cancelliere, l’avvocato Pittalunga lo conosce, brav’uomo. “Buongiorno cancelliere., il magistrato  Locchi c’è?”
“Carissimo avvocato Pittaluga  venga, venga si accomodi”. Lo studio del magistrato è immerso nella penombra. Alla scrivania enorme un uomo grasso dalla voce cordiale se ne resta seduto sulla sua poltrona che sembra barcollare sotto il suo peso mentre gesticola verso l’avvocato. “Buongiorno Dottor Locchi”. L'uomo alto entra nell'ufficio che sa di chiuso e polvere. Il pavimento è  pieno di pile di carte grigie e gialle, vite stratificate, storie dimenticate, vicoli ciechi.
Due piccoli occhi scuri seguono Giorgio Pittaluga  mentre si avvicina. In quei due pozzi neri si affaccia un uomo magro e alto, appena stempiato.
 “Allora avvocato, che ne pensa?” Il magistrato grasso si solleva dalla sedia e allunga la manina dalle unghia corte. Segue una stretta di mano distratta.
L'avvocato Pittaluga si appollaia sull'orlo della sedia come se sentisse gli anni di polvere depositati e temesse di sporcarsi l'abito grigio.
“Caro Dottor Locchi, come vede sono venuto da lei appena mi ha fatto chiamare, anche se non mi è molto chiara la dinamica dei fatti. Anzi le sarei grato se…”
Il magistrato distende le braccia con le palme delle mani rivolte in avanti a tentare di arginare il fiume di parole che si comincia ad intravvedere.
“Avvocato, avvocato...aspetti, aspetti un attimo…se non le dispiace faccia parlare prima me…e devo anche dirle che c’è comunque poco spazio per le sue domande!”
“In questo caso …sa…non è questo il tono che mi aspettavo…e quindi…”. L’avvocato fa per alzarsi e riprendere la sua borsa che ha poggiato delicatamente per terra.
“Avvocato, non le conviene comportarsi cosi...noi abbiamo condotto qualche  indagine sul suo…come dire…entourage familiare…diciamo cosi…sa, per scrupolo… nel suo interesse di stimato professionista e specchiato cittadino…sia chiaro...”

“Ma cosa dice? Di che sta parlando? Ma come si permette di ...”

“Avvocato, avvocato...la smetta di frignare e mi ascolti bene perché glielo dirò una volta sola”
I piccoli occhi sono diventati più scuri come la voce.
“Io conosco la storia della famiglia con cui si è imparentato per fare carriera...lei era il figlio di un pescatore, un povero cristo… lei è una brava persona, guardi mi creda, ma grazie a suo suocero e sicuramente anche al suo valore, lei è diventato un avvocato importante in questa città. “
Giorgio Pittaluga  si è riseduto sul bordo della sedia e stringe in mano il manico della sua borsa nera.
Il magistrato lo fissa e continua: “Veniamo al dunque…noi abbiamo in custodia la Di Stefano da  mesi, lunghi mesi, l’abbiamo tenuto in isolamento ed interrogata con vari metodi…”
L’espressione “vari metodi” attraversa la colonna vertebrale di Pittaluga graffiandola. “…ma  non siamo riusciti a cavarle niente”.
Colpo di mano aperta sul tavolo, palpebre di uomo smilzo che sbattono scosse.
“NIENTE”
Secondo colpo di mano, nessuna reazione delle palpebre, solo le pupille degli occhi chiari si dilatano leggermente.
“Senta Dottor Locchi, non mi sembra né il modo, né il tono a cui io…”, io non c'entro niente con la famiglia di mia moglie e non so ...”
“Avvocato…avvocato….”
La testa del magistrato oscilla e l'aria esce rumorosamente delle narici . L'immagine di un toro pronto a caricare si affaccia alla mente dell'uomo smilzo. L’indice destro del magistrato oscilla nell’aria. Inutile continuare ad opporsi, anzi pericoloso. Meglio starlo ad ascoltare.
“Avvocato, la Di Stefano non parla da mesi,  non gliene frega niente, sa che le daranno quattro-cinque ergastoli per via di tutti ciò di cui si è macchiata e vedrà che verranno fuori altre storie...poi improvvisamente decide di parlare con un avvocato dopo che non ha mai aperto bocca con quello d'ufficio che le hanno assegnato...e decide di parlare con lei, che si occupa di aziende, fallimenti, trust e cazzate varie...capisce che uno che fa il mio mestiere si insospettisce e allora ci si pone domande del tipo perché proprio con lui?”
“Io non lo so” le lunghe gambe dell'avvocato si muovono e sollevano un uomo a disagio che sente il sudore bagnarli il collo e le ascelle e  un odore disgustoso di paura “anzi io me ne vado e ve la sbrogliate voi io ...”.
“Avvocato...si sieda”
Le mani grassocce unite in preghiera. La voce è più rilassata ora, quasi carezzevole.
”Si sieda, la prego...noi sappiamo molte cose di lei…e consideri questo...”

Il fascicolo sottile attraversa la scrivania e raggiunge l'uomo smilzo che trova la forza di sollevare la copertina.  Da li sotto due fotografie lo guardano.

3 comments:

  1. ho recuperato tutto il tempo perduto
    e ne sono felice
    leggerti è sempre un gran bel piacere
    attendo i seguiti
    :-)
    mandi

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  2. Ho letto con interesse, aspetto la prossima puntata. :-)
    Buona serata,Bartel!
    Nadia

    Avevo fatto un altro commento, ma non lo vedo... speriamo che questo passi.

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