Rat race

Running

Thursday, June 16, 2011

Realtà letteraria realmente rara (rotacismo alle ore 6.58)

Prima voce maschile, età 25-30, accento non identificato "Ciao a tutti sono le 6.58 e abbiamo in linea Vittorio...ciao Vittorio, allora libera la tua scimmia...dicci tutto...coraggio..."
Seconda voce maschile, timbro più basso, età 30-35, accento area lombarda "Vai Vittorio ...liberati e raccontaci , da dove chiami?"
Terza voce maschile (nasale), età 25-30, forte accento Nord-Est, area Treviso " Eh, son qui che chiamo dal ........ e sono laurato in ...." (telefonata disturbat, probabilmente cellulare in movimento)
Seconda voce " In giurisprudenza? Sei un avvocatone allora..."
Prima voce  "Un avvocato!!! Ma con quanto ti sei laureato?"
Terza voce "Con 97"
Prima e seconda voce sovrapposte "Dai su ...97 ...Onorevole...si....ok ...va bene...onorevole...ma dai...racconta allora...si..e ora che fai?"
Terza voce " Vesto i morti"
Prima voce, esitante "Vesti i morti.... cioè..."
Terza voce " Eh,  li vesto ...li lavo e poi li vesto...per il funerale"
Seconda voce "Insomma fai il becchino e quindi prepari le persone per le esequie"
Terza voce "No io lavoro in Ospedale..."
Prima voce " ...e come mai hai scelto di fare questo mestiere?"
Terza voce "Eh, mi sono laureato...non trovavo lavoro...poi mi son trovato con una famiglia...ho visto questo concorso in Ospedale...l'ho fatto e l'ho vinto e ora vesto i morti..."
Seconda voce "E quanto guadagni con questo lavoro?"
Terza voce "1400"
TErza voce "Non male, direi va bene no?"
Prima voce "Si, onorevole...senti Vittorio allora ci fai sentire la tua scimmia...che speriamo sia viva!"
Terza voce "Eh, si certo..è viva..."
Seconda voce "Allora dai Vittorio, facci sentire...libera la scimmia!!!"
Strani rumori animaleschi, risate "Uh uh uhUHHH uhh..."
Seconda voce "Va bene, ciao Vittorio e ora le notizie..."

Trasmissione di Radio DEEJAY ascoltata stamattina in auto alle ore 6.57. La trascrizione è lo scarno resoconto della trasmissione, non è stata arricchita in nessun modo, anzi probabilmente la mia memoria non ha trattenuto qualche particolare (non sono sicuro del nome Vittorio).
Buona giornata.
B

PS Ciao Renatino

Monday, June 13, 2011

Sette di tutto (V)

Decisamente Julian ama più gli animali degli uomini, ma si lucida ogni giorno gli stivali  e cerca di essere sempre bello per le donne.
Il bambino si risveglia per il dolore “Piano Julian, piano…”. Fuori nel corridoio voci concitate; una donna urla qualcosa in dialetto, l’urlo sale d’intensita, diventa un latrato di paura e dolore, qualcuno corre, la porta si spalanca ed appare lei. Il dottore se ne accorge dallo spostamento d’aria

“Dotto’,  dotto’ u piccinn dotto’ u il bambino... che s’è fatto?! E’ morto è morto?”
Delle ombre scure sono entrate nella stanza, l’allagano: donne, cinque, sei, brune di capelli e abiti e occhi e tra quel colore scuro e veloce, tra quella massa calda una, due macchie chiare, troppo chiare, due occhi azzurri.. Dietro suor Ginetta con le ali in movimento ha cercato di arginare l’onda nera, ma non ce l’ha fatta, impossibile fermare delle madri, forse con i fucili, ma la suora è disarmata, e Julian ride di tutti quegli ormoni in movimento.
"Sentite signorina, il bambino ha una costola rotta e qualche taglio. Bisogna ricoverarlo qualche giorno cosi almeno mangia. Voi siete la  sorella? Bisogna avvisare la mamma!"
"Sono io la mamma dottore" gli occhi azzuri della donna spiano negli occhi educati del medico un'ombra di contenuta incredulità. Vent’anni, forse ventidue. Un corpo snello, leggero e due occhi da bambina cosi chiari. I seni sono appena accennati sotto il vestito che doveva essere blu un tempo. Deve avere l’abitudine di mangiarsi le unghia. La fede non c’è , l’avrà data alla patria o a qualche strozzino. I capelli castani sono tenuti da forcine, ma una ciocca è sfuggita nella corsa che ha fatto dalla fila per il pane dove l’amico di Lino era arrivato senza fiato e terrorizzato. Il bambino si era inginocchiato davanti alla madre dell’amico e piangendo ha vomitato parole morsicate su americani e morti,  un uomo nero e frutta. Il terrore aveva scosso la fila del pane, stanca e rassegnata un attimo prima, poi l’adrenalina si era trasformata in urla e un branco di donne, sorelle di utero e parti e aborti e figli mai tornati, si era messa a caccia di un corpo, di una vittima e di un carnefice, tirando per un braccio il bambino che aveva dato l’allarme e trascinandolo via per le strade polverose.
Il branco aveva raggiunto il camion e a gesti e spintoni era stato spinto verso il vecchio ospedale poco distante. La piccola folla era arrivata nella piazzetta adiacente l’ospedale ed un drappello staccatosi dal corpo centrale era volato rumorosamente su per le scale come uno stormo di corvi ubriachi. Ora le donne un po’ placate vengono spintonate furori da Suor Ginetta e da Julian che ne approfitta per palpare un po’ di carne soda e sudata.
Il medico guarda la nuca della madre, una mano riporta la ciocca di capelli  dietro l’orecchio ma le ricade sul naso al minimo movimento. Cerca di soffiarla via stizzita. Il medico si immagina il volto da ragazzina che chiama le carezze. La madre guarda gli occhi socchiusi del bambino, gli prende la testa tra le mani e lo bacia  sul viso una, dieci volte come se volesse mangiarlo gemendo. poi si ferma, lo guarda e le sue spalle cominciano a tremare spinte da una rabbia violenta che ha bisogno di sfogarsi. La mano destra si alza di scatto e resta per una frazione di secondo sospesa alta sulla testa.  Vorrebbe colpire abbattersi su quel dannato bambino, giù feroce ma un’altra mano afferra il polso minuscolo ed il pollice. Il corpo ha già cominciato la sua curva ma frena e compie un mezzo giro
Il suo volto è contro quello del medico, le palpebre si abbassano mentre il fiato caldo dell’uomo accarezza il viso. Occhi scuri negli occhi azzurri. “Calma, basta adesso… è tutto finito signora… calma”. La voce dell’uomo è tranquilla, bassa, senza scosse. I due sembrano ballare, quasi avvinghiati in una lotta. Suor Ginetta si avvicina, abbraccia le spalle della donna che si lascia portare via, assente a questo mondo, caduta nella stanchezza di chi pensava di morire ed invece si ritrova vivo e ha bisogno di tempo per rendersene conto. E’ passato. E’ tutto passato. Negli occhi stanchi dell’uomo con il camice le due donne spariscono fuori dalla porta che si chiude, mentre una leggera corrente d’aria gli accarezza il viso e lo riempie di una strana nostalgia senza motivo.
Julian non c’è più nella stanza. Tutto normale. Aureliano Ayala continua da solo il suo lavoro, lentamente e con precisione mentre il bambino si lamenta piano.
Dopo qualche minuto la porta si riapre piano e Julian sempre sorridente riappare.
“Certo che voi Italiani mi paiacete molto, cioè mi piacciono le ITALIANE…ah, ah.. ma siete tuttiun popolo divertente …si…divertente e sorprendente…yes, yes, yes…visto che confusione? Bellissimo, che colori e che cosce!!!”
Il dott. Ayala sorride, Julian è cosi, esagerato ma un pezzo di pane.
“Sai Aureliano ho fumato una sigaretta con il negro che ha portato il bambino. Lo sai chi è? E’August J. Lee “.
“Accidenti ...August J. Lee! E chi cazzo è August J. Lee?”
“Dottore dottore come sei volgare; Il negro è famoso nella US Army. Canta, è una specie di cantante lirico, un soprano.”
“Allora è un pederasta”
“Come?”
“Dico... se è un soprano gli hanno amputato i testicoli, lo hanno castrato, è un eunuco.
“Ah... no... volevo dire ...come si dice...tenore”
“Cosi va meglio...un tenore negro...non ce ne sono tanti.  Ma se non parla italiano come fa a cantare?”
Un po' di italiano lo sa.  Lo ha imparato a New York,  per il resto impara a memoria ma credo che sbagli tutti gli accenti e le doppie che avete nella vostra lingua, ma è cosi contento che lo hanno mandato qui in Italia invece che a Honolulu cosi può imparare l’italiano. Mi ha chiesto se gli do lezioni di italiano in cambio di sigarette e tutto quello che voglio. Lui sta ai rifornimenti...”
“Ottimo affare basta che non sparisci dall’ospedale”
“No, no, tranquillo fidati..senti, a proposito perché non lo presenti al tuo amico, quello che suonava nell’orchestra...magari  lo  aiuta!”
“No, non adesso, non sta molto bene...”

Friday, June 10, 2011

Still alive (love and war)

Stavo per scrivere un post infarcito di pensieri profondi iniziando con una giustificazione per aver smesso momentaneamente di scrivere, seguita da una previsione ottimistica verso il fine settimana che sarà variabile come capita spesso ultimamente mascherata da esortazione ad andare a votare per i referendum, con una chiusura sulla bellezza della vita. Poi invece ho appoggiato le dita sulla tastiera e ho sentito la necessità di ringraziare qualcuno per ciò che stavo facendo, per la possibilità di poter scrivere liberamente i miei pensieri e di avere persone che li leggono e li condividono o li rigettano, ma sono comunque in contatto in quel momemto con me. Sembra niente, ma è una fortuna, una incredibile fortuna essere liberi. Direte  voi "ma che liberi ...siamo controllati, manovrati, ascoltati, mercificati, convinti, ignorati, stritolati...". Forse avete ragione, ma ciò che pensiamo, ciò che amiamo, non ci può essere sottratto tanto facilmente e fuori dalla finestra il sole della pianura padana tira calci alle nuvole e dà una occhiata giù. Quindi cosa costa qui ed in questo momento essere felici di essere liberi, di poter scegliere? Lo fanno anche le statue del mio minicinema che smettono di fare la guerra e vivono qui e ora (cklick it). Buon fine settimana.
Bartel
PS Penny ci sono e prometto che tornerò presto a scrivere
PS ho fatto il militare in Marina...