Rat race

Running

Monday, March 28, 2011

La Libertà è una piccola grande cosa (clicca)

Mentre per il Mediterraneo si spara, mentre linee immaginarie tracciate nel deserto saltano, mentre molti popoli arabi stanno vivendo (o almeno ci provano) il loro 1789, io leggo. Anzi rileggo. Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, un romanzo di EE Schmitt da cui fu tratto un film che non ho visto (di solito evito per evitare delusioni). Al di là della storia è evidente come esistano in noi luoghi che appartengono a tutti come la libertà. In tv ascolto commentatori preoccupati e che avrebbero preferito per la nostra (e loro) sicurezza, che tutto rimanesse fermo. Forse anche i paesi arabi sperimenteranno il terrore, forse non accadrà nulla, ma è sicuro che la storia si muove con ruote troppo grandi da poter essere fermate, e io faccio il tifo per la libertà comunque si dica e si pronunci in arabo o svedese. Buon lunedì.

Wednesday, March 23, 2011

Quello che accade agli Uffizi.

Il Museo degli Uffizi è uno dei posti più belli del mondo, per me. Non ci sono paragoni con nessun altro museo, non solo per la ricchezza e la bellezza, ma anche per un senso di appartenenza. Quelle opere sono il risultato di un "ambiente" da cui discende quello in cui nuotiamo oggi. Sarà la festa dell'Unità Nazionale con la mia città leghista (sulla carta) piena di bandiere tricolori, sarà che siamo in guerra nostro malgrado, mandando aerei carichi di missili che però non vengono lanciati (sai, c'è la crisi...poi noi non spariamo...siamo pacifici...vedrai che ci definiranno pidocchiosi...) sarà che l'Università non ha soldi per pagare i giovani e le loro ricerche, insomma sarà quel che sarà ma mi piace rifuggiarmi almeno con il pensiero li dove impera la bellezza. Poi a pensarci bene mi si affaccia una idea. Molte delle opere esposte sono state commissionate da delinquenti, guerrafondai, stupratori, ladri, fratricidi, bella gente insomma, molte delle donne ritratte non erano precisamente madonne, molti degli uomini ritratti o le cui forme sono rimaste scolpite nella pietra non erano stinchi di santo...vuoi vedere che tra un pò nel nostro paese ci sarà una esplosione di bellezza come mai nella nostra storia?
dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior...
Intanto i quadri esposti, quando nessuno li guarda, si divertono...(click)
Buona giornata italiani.

Saturday, March 19, 2011

My no-fly zone

E bomba o non bomba arriveremo a Bengasi, malgrado voi.
Ci risiamo e con ritardo. Adesso si va in guerra, quando bastava un pò più di coraggio quindi giorni prima. Siamo veramente degli esportatori di democrazia e cari amici di magnaccia e tiranni vari (che se pompano petrolio e gas è meglio). Sono disgustato da noi europei. Si chiamerà anche real politik, ma mi dà la nausea. Abbiamo lasciato ammazzare  (e continuiamo in altri paesi) gente inerte perchè a fare la cosa giusta bisogna sempre pensarci tre volte, mentre a fare le porcate viene automatico. Cliccate sulla colomba e godetevi il bombardamento. Buona domenica.
Bartelincazzatoconnosoneancheiochi

Wednesday, March 16, 2011

Matsushima

 Amo il Giappone e il suo popolo educato, morale e crudele. Il Giappone è un luogo della mia anima. I giapponesi hanno una follia controllata e una lentezza di gesti che vorrei possedere. Stamattina leggevo il Corriere e mi sono imbattuto in quello che leggete qui sotto sulla devastazione di uno dei borghi più belli del giappone, Matsushima, l'isola dei pini.. Ancora haiku.

...del poeta Matsuo Basho (1644-1694), il maggior compositore di haiku, come tanti altri prima e dopo di lui, ne era incantato. Quando arrivò a Matsushima restò sorpreso da tanta bellezza e si ritrovò senza parole per descriverla. Così, scrisse un haiku autoironico divenuto famosissimo:

«Matsushima, ah! /
Ah, ah, Matsushima!
Ah! / Matsushima! Ah!»,

Posso solo sperara che tutto passi e che  qualcuno possa ancora scrivere cosi della bellezza che non può essere descritta perchè il suono delle parole la rovina.

Monday, March 14, 2011

Lost paradise (click it)

Alzi la mano chi non ha pensato ad una bella vacanza al sole in quest'ultimo week-end di pioggia? Un'isoletta tranquilla, sole, mare cristallino, niente naufraghi o rompipalle vari, soli o in compagnia della persona giusta (massima libertà di scelta e fantasia)...ah, che paradiso! Però...

Friday, March 11, 2011

Scrivere per il minicinema (clicca per capire)

Qualcha anno fa mi sono appassionato ad un tipo di comunicazione che io ho chiamato"Minicinema". In parole povere ho imparato, usando un semplice programma freeware (GIMP) e a volte powerpoint, a creare immagini GIF (Graphic Interchange  Format) che ho iniziato ad usare come screensaver per computer e cellulare (vedi il colibrì di qualche giorno fa) sino alla folgorazione: "perchè non usare questo formato per raccontare storie minime?". Una di quelle è questa che vedete qui accanto creata in 15 minuti tempo fa. Buona visione.

Thursday, March 10, 2011

Apoptosi ( o dell'evoluzione della scrittura)

Questo è un raccontino di 14 anni fa. L'ho recuperato per dare un'occhiata all'evoluzione della mia scrittura...non so, mi sa che l'evoluzione con me non funziona molto...poi non era un periodo bellissimo per me allora e si sente...comunque buona lettura. B


La vita di un uomo è tutta scritta nel suo portachiavi. Ci sono appese le chiavi di casa, quelle dell’auto, quelle dell’ufficio o dell’officina, le chiavi dei cassetti chiusi e le chiavi che non aprono nessuna porta.
Nelle sue tasche c’è soltanto la chiave della camera d’albergo.
La pioggia è appena finita e solo alcune nubi scivolano verso ovest tirandosi dietro il buio precoce di settembre come una coperta. Vanno ad affogare il sole nel mare piatto e sporcano l’acqua di rosso. Le ultime gocce scivolano dalle vecchie grondaie esauste del palazzo liberty diventato albergo trent’anni fa. Il suo vecchio proprietario, il signorino Felice M., era uno dei più accaniti viziosi della regione e tra puttane e cari amici aveva cercato la felicità promessa  ed aveva perso tutto il denaro.  Suo padre , il cavaliere Giuseppe Alberto M., e suo nonno Antonio M. ancor prima, avevano accumulato soldi rovinando povera gente ed andando a messa ogni domenica. Il signorino Felice a messa ci andava solo a Natale e a Pasqua, e per questo si era rovinato. La sua stanza era all’ultimo piano del bel palazzo in riva al mare, con una grande vetrata incorniciata da due cariatidi dai seni turgidi e imbruniti dal tempo. Svegliandosi ogni giorno nella tarda mattinata, il signorino Felice guardava la spiaggia e l’orizzonte ripromettendosi sempre di cambiare vita ed amici. Da dietro quella vetrata ora un altro uomo guarda la stessa spiaggia e lo stesso orizzonte. Osserva alcuni gabbiani che timidamente ricominciano a volare  in cerchi bassi e lenti.
Gli sono sempre piaciuti i gabbiani. Bianchi ed indolenti. Li aveva osservati tante volte galleggiare nel sole a pochi metri dalla riva. Da bambino se li immaginava come placidi ragionieri in vacanza coperti di creme per abbronzarsi velocemente o non abbronzarsi affatto. Li aveva visti tante volte distendere le ali e prendere il volo dall'ozio delle onde prima uno alla volta e poi due, tre, dieci tutti insieme in un crescendo di grida, schizzi d'acqua e aria compressa sotto le ali, un turbine bianco sul mare. La loro sincronia lo meravigliava sempre. Mai nessuna delle migliaia di traiettorie coincidente con un’ altra, mai, ognuno solo nel volo eppure insieme agli altri.  I gabbiani, richiamati all'azione da qualche invisibile sentinella, si chiamavano tra loro con lunghe grida acute, nomi forse.  Ha sempre immaginato che in quel bailamme i padri rimproverassero i figli per la loro lentezza e che i fratelli e gli amici si organizzassero tra loro per non perdersi di vista nella battaglia, lì sulla scia delle barche che tornavano al porto dopo la pesca. Li vede ancora i gabbiani feroci lanciarsi verso la poppa delle imbarcazioni per avere cibo e fermarsi poco prima di colpire il legno salmastro, allargando le ali e gridando immonde minacce ai pescatori. Vede ancora nuvole bianche ancorate a barche dagli scafi verdi e rossi e  battezzate Maria o Antonietta II passare lentamente sotto un ponte di ferro grigio, passare nei suoi occhi di bambino, e negli occhi dei marinai, statue di sale a guardia del vecchio castello aragonese. Ma i marinai guardavano e non vedevano, persi nel conto delle ore che li separavano dalla fine della loro pubblica prigionia.
-Fottuto maresciallo cornuto sette volte, ancora 677 ore e poi te ne vai a fare in culo...-
I gabbiani non sapevano e non sanno nulla dei pensieri degli uomini, volano e basta. Eppure... eppure a volte gli era sembrato che lo venissero a prendere dalla stazione triste e sempre piena di gente che partiva e si abbracciava. Spesso gli era sembrato che volandogli sopra in cerchi alti lo annunciassero alle donne brune dagli occhi crudeli e con il battito delle ali gli portassero l’odore del pane caldo e l’aroma del caffé appena fatto. Gli era capitato di sognare di essere un gabbiano, felice di mangiare pesce puzzolente e di guardare dall'alto il mondo. Guardava con i loro occhi le barche a vela che zigzagavano in mare, troppo pesanti per volare e che affogavano tentando di aggrapparsi al cielo con un'ala sola. Poi si era risvegliato nel suo letto, senza ali,  da solo o in compagnia di donne profumate dai capelli di colore sempre diverso. Pazienza.

 -Nessuno gabbiano mi porterà più a sud- aveva pensato. Ed invece eccolo li.

Il portachiavi dell'albergo pesa ora nella tasca ed è freddo al tocco. Non resta che telefonare. Il telefono è accanto al letto e non c’entra niente con il resto dell’arredamento, vecchi mobili di ciliegio, lucidi e rossastri. La cornetta bianca è pesantissima.
Seduto sul letto comincia a comporre il numero, schiacciando i tasti in maniera automatica e sperando di non sbagliare. Sembra che il coraggio non si trovi ancora al supermercato.
Una voce femminile in attesa dall’altro capo del filo.
-Pronto?-
-Ciao, sono io-
-Dio santo, dove diavolo sei?! Dove ti sei cacciato?!-
- Sono in un albergo. E’ molto bello, in riva al mare-
- Ma dimmi dove sei, stai bene?-
-Si, si, stò benone-
Può vederla mentre stringe la cornetta con tutte e due le mani come per trattenerlo per un braccio. Sicuramente con gli occhi indica a qualcuno l’altro telefono nella camera da letto. Le pupille sono dilatate come quando è arrabbiata o gode.
-Ti prego, ascoltami-
-Sì, sì amore, ti ascolto, ma tu non chiudere, ti prego non chiudere. Dimmi dove sei, ti vengo a prendere-
Se la immagina al volante, lungo l'autostrada. Lei, il suo gabbiano, che viene a salvarlo e, per il tempo di una sistole, decide di dirle di si. La diastole successiva lo sorprende nel vuoto.
-Sono in un posto bellissimo. Mi piacerebbe che tu ci fossi, mi piacerebbe fare l’amore. C'é un tramonto bellissimo e ci sono i gabbiani-
-Vengo da te, dimmi dove sei-
-No, lascia stare, non importa, non importa più-
-Amore, perché non me lo hai detto?-
-Cosa ti avrei dovuto dire, che cosa? E  come, poi? Tanto era inutile-
-No, dovevi dirmelo, avremmo fatto qualcosa, qualsiasi cosa, ne avevo diritto, Cristo, ne ho diritto io, cosa credi,  eh?-
-Smettila, smettila, mi dispiace, non volevo ferirti ...-
Sa che lei sta piangendo, lo sente dal silenzio, la vede mordersi le labbra per non singhiozzare. A volte sembra una bambina, una bella bambina.
-Ascolta...io ho preferito non dirti nulla, ho pensato di andare via e basta...-
-Si, il solito egoista, bravo, signor so tutto io, faccio io, non ti preoccupare! Sai cosa sei eh? Sei un fottuto bastardo egoista, ecco cosa sei, come sempre...ma perchè dico io, perchè ti tieni sempre tutto dentro, anche queste cose, perché, perché...-
Adesso grida e piange, piange e non riesce più a parlare mentre lui, rannicchiato sul letto, guarda fuori dalla  vetrata.
-Amore mio, ascolta...mi dispiace, avrei voluto che tu non lo sapessi mai-
-Ma cosa dici?! Sei impazzito? Ha telefonato il tuo amico medico, quell’imbecille...ti cercava ed aveva la voce preoccupata... allora gli ho chiesto che cosa era accaduto. Ha cominciato a parlare del segreto professionale ed altre palle, poi gli ho detto che eri sparito da due giorni e mi ha detto tutto. Ma lo sai come mi sono sentita? E’ come se tu mi avessi uccisa, hai capito grand’uomo? Se mi avessi sparato mi avresti fatto meno male, bastardo. Invece quel coglione del tuo amico per poco non mi piangeva al telefono, dicendomi tutto. E’ giusto cosi, eh? Dimmi ti sembra giusto, sei sparito e mi hai uccisa. E’ una settimana che non dormo. Non sapevamo se chiamare la polizia e i carabinieri. E’ una settimana che non dormo perchè non sei qui. Non è giusto, non è giusto!!!-
-Lo so da me che non è giusto, ma non potevo dirtelo, non avevo il coraggio, capisci,? Non ce la facevo...-
-Ah si?! E allora perché hai telefonato ora, dimmi, perché? Dimmi dove sei ti prego, siamo tutti preoccupati, io, tua madre e tuo padre non parla più , ma Cristo, dove sei andato a finire?-

Sedici miglia al largo della costa, un branco di balene nuota difendendo due piccoli all'interno della formazione . Uno di loro affogherà tra un’ora. Un uomo di Udaipur uccide con un bastone un bambino troppo magro per i suoi sette anni. Nessun gemito quando il cranio sottile viene sfondato.  Per alcuni non c'é differenza tra la vita e la morte. Nel silenzio della stanza d’albergo, una pila di fogli è in bilico sul comodino. Sul primo si legge "The temporal relationship between intracellular acidification and DNA fragmentation in apoptosis". La morte é ovunque e la vita è solo il suo bordo, la cornice per valorizzarla.

-Non potevo, capisci, non potevo dirti che sono morto - Per un attimo gli manca l'aria e nessun segnale elettrico passa nei suoi neuroni.  Si risveglia al ricordo di giornate di maggio sudate nel campetto dietro la chiesa di Don Giacinto e delle notti puzzolenti di sigarette prima della laurea.  Pensa che la chiave di tutto è il caos, l’assenza di ogni regola, di ogni armonia, il regno della coincidenze dove una singola cellula impazzita può distruggerne miliardi. Non ci sono ragioni, ma solo schegge di futuro impazzite. Nessuna traiettoria da gabbiano.  Così decide di colpire.
 -Non posso più vivere e non voglio morire, amore- ed il pugnale si fonde con il seno leggero della donna
-tutto è diventato così pesante, è tutto cosi pesante - ed entra nel cuore facendolo scoppiare
- e non so più nulla - e gli schizzi cancellano tutto, i muri della casa ed i ricordi attaccati, l’aria stessa.
Bacia la cornetta e tutto ciò che sente è un urlo che arriva da ottocento chilometri di cavi ed entra nell’anima troppo lentamente.
- Nooo, noooo, nooo, ti prego no!!! -
Tutto il corpo malato dell'uomo vibra e la vibrazione continua nel suo slancio verso la vetrata.  Mentre la cornetta cade i gabbiani planano e smettono di volare.

Wednesday, March 9, 2011

Previsioni del tempo

Stamattina, come ogni mattina , ho seguito le previsioni del tempo. Di solito le seguo sul La7, mi piace capire. Freddino, ma migliora, bel tempo, mari calmi, venti pigri. Ho pensato "prendo la bici" e subito dopo "chissà quanti ne sbarcano oggi". Incredibile la capacità della mente umana di lavorare su mondi lontanissimi contemporaneamente. Ieri sera ho visto in tv una donna bionda parlare in inglese con accento "tedesco di germania": si era mischiata con dei tunisini ed era arrivata a Lampedusa per sfuggire, tra gli altri mali, anche al marito (brutto sporco e cattivo...e che te lo sei sposato a fare?). Alzi la mano chi pensa di avere abbastanza fantasia da aver avuto anche lontanamente la possibilità di immaginare una roba del genere! Bionda tedesca donna mamma con bimba al seguito in fuga da marito fugge con barcone carico di uomini (che si son comportati da gentil-uomini) durante fuga biblica da conflitto incontrollabile e crisi epocale und globale. Wow! Inutile scrivere racconti fantastici, c'è già la realtà. Ma, a parte la sorpresa, mi viene da pensare che se ne parli perchè la signora coraggiosa e cazzuta è una di noi (bianca europea, cristiana forse, buona cultura, abiti occidentali), ma quante donne islamiche "abbronzate" vestite da suora di clausura semianalfabete con prole in grembo o in braccio etc etc ci sono state e ci saranno stamattina o stanotte o domani in barconi semigalleggianti? Speriamo che il tempo regga...per la bici, naturalmente.

Monday, March 7, 2011

Dato che sono figlio di una donna

Tra i miei primi ricordi d'infanzia rivedo mia madre che si trucca usando una matita per gli occhi davanti al grande specchio della sua camera da letto. I suoi occhi sono contornati di nero (trucco anni 70) e mi sembrano più grandi e mi fa un pò paura, poi mi sorride nello specchio e mi sento rassicurato. Rivedo mia mamma in minigonna e io avvinghiato alle sue gambe, avrò avuto 4 forse cinque anni e sono geloso, piango perchè non voglio che esca cosi vestita. Mio padre mi stacca e mi stringe a se sorridendo della mia gelosia prematura che immagino ora anche lui avrà imparato a dominare. Confesso: sono figlio di una donna, di una lavoratrice, di una tigre sorridente. Mio padre è divenuto migliore con accanto mia madre, io sono diventato migliore con la mia donna accanto, io esprimo la parte migliore di me con mia figlia che è già una donna in miniatura, pensa da donna, agisce da donna con una terribile tenerezza. Ma devo essere onesto: i peggiori inferni li ho visitati con delle donne, le mie notti peggiori hanno il volto di una donna, le mie mattine più fredde risuonano di una voce femminile. Sono figlio di una donna, posso solo augurarmi che le donne vivano meglio e vivano accanto a noi per rendere questo mondo più vivibile, per renderci migliori, forse...se non cominciano a somigliarci e se avranno l'intelligenza (of coyrse they will...) di imparare qualcosina anche da noi bipedi una volta pelosi.
Buona festa della donna .
B

PS anche qui cliccate sull'immagine

Tuesday, March 1, 2011

Haiku


Nel vecchio stagno
una rana si tuffa.
Rumore d'acqua.
Questo è un haiku classico che troverete in ogni sito che si occupi di questa forma di poesia.
Gli haiku sono composizioni poetiche brevissime (tre versi caratterizzati da cinque, sette e ancora cinque sillabe) che rapidamente (ed intensamente) descrivono emozioni provocate dalla natura. Nonostante gli haiku siano parte integrante della cultura giapponese, hanno riscosso un buon successo anche al di fuori delle isole del Sol Levante (J.Kerouac, Borges).
Personalmente credo di aver riscontrato forme di ispirazione all' haiku in uno dei miei poeti preferiti , Carver.

“Hummingbird”

Suppose I say summer,
write the word “hummingbird,”
put in an envelope,
take it down the hill
to the box.

When you open
my letter you will recall
those days and how much,
just how much, I love you.

Avete mai scritto la parola "colibri'" su un pezzo di carta e l'avete mai spedita a chi amate?

PS cliccate sul colibrì...